L'accoglienza in famiglia diventa una tesi

articolo di Laura Solieri pubblicato sulla Gazzetta di Modena il 23 giugno 2021 

«Ho conosciuto il progetto WelcHome grazie al mio relatore di tesi, professor Thomas Casadei, che mi ha proposto di partecipare all’analisi qualitativa dello stesso e proprio per il suo valore aggiunto abbiamo ritenuto meritasse un’analisi e una ricerca più accurata» racconta Benedetta Rossi, 24 anni, di Modena dove svolge la pratica forense e collabora con l’Osservatorio Migranti del CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale sulle Discriminazioni e la vulnerabilità dell’Università.

Con la tesi in Teoria e Prassi dei Diritti Umani ‘Percorsi di accoglienza e tutela dei diritti dei Minori Stranieri Non Accompagnati: il "caso" del Progetto WelcHome’, Benedetta si à laureata con lode producendo un elaborato frutto dell’attività di ricerca condotta al fianco di diversi esperti, al fine di individuare soluzioni vincenti per l’attuazione concreta della tutela dei diritti umani negli ambiti economici, sociali e politici per i Minori Stranieri Non Accompagnati, categoria di giovani che soli raggiungono il nostro Paese, ormai componente strutturale degli attuali flussi migratori.

Questa tesi nasce nell’ambito di un’analisi qualitativa condotta dal Crid su proposta dell’associazione Porta Aperta di Modena e del Centro Servizi per il Volontariato su un’esperienza rilevante e avanzata – non solo nel contesto modenese – sul versante dell’accoglienza dei Minori Stranieri Non Accompagnati. «Il percorso di analisi ha permesso di verificare concretamente alcune delle acquisizioni teoriche maturate in anni di studi e ricerche, vagliandole alla luce degli esiti di uno dei progetti più avanzati su questo ambito – spiega Benedetta - Infatti, la complessità della condizione dei minori non accompagnati richiede delle risposte specifiche, tali da mettere al centro delle misure di accoglienza l’unicità, sociale e giuridica, di questi soggetti particolarmente vulnerabili. Tale complessità è determinata dal loro status, che li situa all’incrocio di appartenenze giuridiche multiple: il loro essere minori, stranieri, richiedenti asilo, vittime di tratta, rende articolato e problematico il rapporto e la relazione fra i diversi rami del diritto. Proprio queste caratteristiche fanno sì che i percorsi di integrazione previsti a livello nazionale non garantiscano un’efficace presa a carico di questi soggetti. Alle falle del sistema sembrano rispondere le associazioni e le famiglie che decidono di intraprendere un progetto di accoglienza, tentando, non senza difficoltà, di orientarsi nei labirinti burocratici e giuridici». WelcHome è aperto a ogni famiglia, anche un singolo, che desideri realizzare un’esperienza di accoglienza di minimo sei mesi. A supporto delle famiglie è previsto un contributo economico per l’ospitalità ed è stato istituito un servizio informativo, formativo e relazionale garantito da una équipe multidisciplinare.

«Il progetto WelcHome – prosegue Bendetta - si caratterizza per aver anticipato alcune delle più importanti novità introdotte dalla cosiddetta Legge Zampa, tra cui l’accoglienza dei minori in famiglia e iniziative di accompagnamento degli stessi verso la maggiore età che si trovano a confrontarsi con la precarietà di status giuridico e le incertezze dell’accesso al mondo del lavoro.  L’analisi condotta ha reso evidente come l’affido familiare è certamente la soluzione appropriata per realizzare una piena inclusione di questi ragazzi nella società d’accoglienza. Il dato che più mi ha colpito  - conclude Benedetta - è che WelcHome non solo ha anticipato il dettato normativo ma ha permesso a tutte le famiglie locali, anche unipersonali, la possibilità di aderire all’esperienza.

Dalla mia attività di ricerca è emerso che esperienze di accoglienza in famiglia debbano prendere sempre più in considerazione un più ampio e diretto coinvolgimento di famiglie immigrate radicate e inserite stabilmente in Italia (e magari con seconde generazioni nate e cresciute a Modena) al fine di implementare il modello dell’affidamento omoculturale già sperimentato in altre città italiane con ottimi risultati per il benessere del minore. Auspico che questo progetto possa radicarsi sempre di più sul territorio locale e non solo». Per info: www.welchomemodena.it

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