Mohamed e Don Paolo

Il progetto WelcHome l’ho conosciuto quando è nato, me ne parlarono Emanuela e Raffale che avevano appena accolto Gias, nel luglio 2016. Poi la parrocchia Beata Vergine Addolorata, di cui sono parroco, decise di aderire al tavolo delle associazioni di coordinamento di WelcHome e in questo modo ho capito bene come funziona, al di là dell’esperienza singola. Gli aspetti utili e belli di questo progetto sono tanti: prima di tutto, è un progetto - al di là di quello che sembra - molto facile da realizzare, anche per chi come me è una famiglia “atipica”: perché sono single, perché sono un prete che vive in una canonica e non in una casa normale. Poi è bello perché è inclusivo, attorno a questo progetto e alla persona che si decide di accogliere, si crea un giro di altre persone, di amici, di vicini di casa attenti e disponibili, scopri che gli stranieri invece che essere una specie di deterrente che allontana, sono una grande calamita, che attira. E’ bello perché in casa si crea una mescolanza di culture, di pensieri, di abitudini, di modi di alimentarsi e di vestirsi, di guardare alla vita quotidiana del tutto arricchente perché obbliga ad ascoltare sempre i punti di vista dell’altro e ad interessarsi di cose che mai avresti considerato tu per primo. E’ un progetto utile, perché contribuisce a cambiare il volto della città di Modena che oggi ha una pessima immagine di sé, di una città chiusa. Questo progetto, in maniera molto pacifica e mite, rinsalda invece l’immagine di Modena città aperta.  

Ho avuto due esperienze di accoglienza in questi anni: prima con Javad, ragazzo pakistano, a febbraio 2017,  e ora con Mohamed che viene dal Marocco. L’esperienza con Javad è andata benissimo: è riuscito a frequentare un corso da pizzaiolo, quella è stata la sua benedizione, attraverso il corso ha imparato l’italiano e a fare la pizza, ha fatto uno stage presso una pizzeria di Modena che poi lo ha assunto. Ora Javad vive con due suoi amici in affitto in una casa a pochi metri dalla parrocchia, sono diventati autonomi e siccome vivono in un palazzo con degli anziani senza ascensore, si offrono sempre di portargli su la spesa dato che loro fanno i turni e qualcuno in casa c’è sempre. Sono benvoluti da tutti e continuano a frequentare gli ambienti della parrocchia: fanno volontariato, svolgono attività molto manuali insieme ai parrocchiani, abbiamo attivato una sorta di “Sprar parrocchiale”.  Viceversa, quando hanno bisogno di fare festa insieme ai loro amici, gli offriamo i locali della parrocchia così non fanno confusione in appartamento e non disturbano nessuno: l’idea è quella dello scambio reciproco.

Mohamed viene dal Marocco, ha 17 anni, ha trascorso due anni in comunità e sta con me dal 26 gennaio 2019, il progetto prevede che rimanga con me almeno fino alla fine di settembre, quando compirà 18 anni. Mohamed, come Javad, è arrivato con i barconi anche se ha una storia diversa e un percorso migratorio più semplice rispetto a Javad. Viene da una famiglia molto numerosa: entrambi, Mohmaed e Javad sono due persone splendide. Fare il “padre” di questi due ragazzi è una cosa che dà più soddisfazioni che pensieri. Tutti e due durante il giorno siamo impegnati, lui va a scuola, io vado all’Università dove insegno, quindi ci sono dei giorni in cui ci vediamo a pranzo. Sono molto felice di aver fatto questa scelta!

Don Paolo

 

 

Ho imparato l’italiano in un mese, a scuola. Poi ho iniziato a studiare da riparatore meccanico, da grande voglio fare questo. È un bel mestiere. Tra poco inizio uno stage a Maranello, in un’officina dove fanno anche macchine Ferrari. Sono felicissimo!

Mi piace suonare la chitarra, fare palestra, ginnastica, fare da mangiare.

“Qui mi trovo benissimo, ci sono i ragazzi della parrocchia, insieme scherziamo e usciamo insieme. E’ come una famiglia, non mi sento solo, mi sento a casa. Insieme facciamo tutto: la spesa, mangiamo, cuciniamo, parliamo”.

Alla mattina studio, poi torno qui a casa, faccio da pranzo, mangio insieme a Paolo quando non è all’università, poi studio o esco a fare un giro e vado a trovare i miei amici in comunità, sto disegnando un quadro che raffigura deserto. Ogni sabato mattina, dalle 9 alle 11, aiuto le persone per pulire tutta la parrocchia, e al pomeriggio esco con i miei amici.

Mohamed

 

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